Altman paragona questo momento a un “orizzonte degli eventi”: un punto di non ritorno, oltre il quale lo sviluppo dell'intelligenza digitale prende velocità in modo irreversibile. Si tratta di una singolarità “morbida” o gestibile, quindi non un’improvvisa discontinuità, ma una transizione continua verso sistemi di intelligenza digitale avanzati .
Come prova di questo cambiamento, Altman cita i numeri di ChatGPT: a maggio 2025, il servizio toccava gli 800 milioni di utenti attivi a settimana, usato quotidianamente in compiti sempre più sofisticati.
Altman preannuncia che tra:
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2025: verranno sviluppati agenti in grado di compiere “vero lavoro cognitivo” (es. scrittura di codice)
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2026: si arriverà a sistemi in grado di generare “nuove scoperte”
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2027: potrebbero apparire robot capaci di agire nel mondo fisico
Questa traiettoria, che punta verso l’intelligenza superumana, è già alimentata da cicli di feedback: miglioramenti tecnologici creano valore, che finanzia infrastrutture sempre più potenti.
Un elemento cruciale e complesso, è garantire che questi sistemi si allineino ai valori collettivi umani, evitando derive indesiderate. Altman lancia un appello: serve un confronto globale per definire quei “limiti ampi” che garantiscano sicurezza e beneficenza condivisa.
In sintesi, l’era della superintelligenza è già iniziata, ed è nostro compito ritagliarci un ruolo attivo nelle scelte che ne determineranno l’impatto.